martedì 26 aprile 2011

vade retro test

Molto interessante questo articolo di giorgio Israel dal titolo "Vade retro test".
Mi piacerebbe discuterne con voi.
E’ ormai un luogo comune indicare la Finlandia come un modello di scuola innovativa, di successo e che riesce a conquistare le prime posizioni nelle classifiche internazionali Ocse-Pisa (Programme for International Student Assessment), in particolare nella matematica; e quindi come un modello da seguire per avere successo nelle valutazioni. Ma proprio questo esempio dimostra quanto lo slogan delle "valutazioni oggettive" e della "misurazione delle qualità" sia fondato sulla sabbia. Diverse recenti analisi sviluppate da matematici e studiosi di problemi dell'insegnamento finlandesi (tra cui ricordiamo articoli pubblicati dal 2006 in poi da G. Malaty, E. Pehkonen, 0. Martio e altri) mettono in luce una realtà molto diversa. Come intitola un appello firmato nel 2006 da Kari Astela, professore all'Università di Hel¬sinki, e da più di altri duecento professori, "le classifiche Pisa dicono soltanto una verità parziale circa le abilità matematiche dei bambini finlandesi", mentre, di fatto, "le conoscenze matematiche dei nuovi studenti hanno subito un declino drammatico". I matematici K. Tarvainen e S. Rivela, in un articolo intitolato "Gravi difetti nelle abilità matematiche finlandesi" hanno sottolineato che gran parte dei firmatari dell'appello di Astela sono professori di politecnici o università tecniche e quindi non insegnano una matematica "accademica", bensì una matematica richiesta nelle pratiche tecniche e nelle scienze dell'ingegneria. Da parte sua, George Malaty ha osservato che "in Finlandia sappiamo che non avremmo avuto alcun successo in Pisa se i test avessero riguardato la comprensione dei concetti o delle relazioni-matematiche". Da più parti è stato severamente osservato che le varie riforme introdotte in Finlandia hanno finito col generare un "oggetto didattico" che con la matematica propriamente detta ha in comune soltanto il nome e che serve a superare bene i test Ocse-Pisa ma ha avuto effetti disastrosi sulla cultura matematica diffusa, oltre che su un declino accertato della conoscenza superiore nelle università e nei politecnici.
L'insegnamento della matematica in Finlandia ha conosciuto varie riforme. In sintesi: la riforma "New mathematics" implementata dal 1970 al 1980, la "Back-to-Basics" (1980-1985), seguita da altre due riforme che hanno prodotto un orientamento sempre più deciso verso un approccio pratico, e cioè "Problem solving" (1985-1990), e la più radicale, "Everyday mathematics" (1990-95). La tendenza è stata quindi verso un approccio concreto ispirato a una visione puramente operativa della matematica, rivolta a scopi pratici e tendente a gravitare attorno al calcolatore, per giunta visto in un senso molto radicale, e cioè non come ausilio bensì come modello di riferimento. Clio ha condotto, come vedremo, a sostituire le procedure di calcolo codificate nell'aritmetica e nell'algebra con quelle ideate ad hoc per far funzionare la macchina.
Sintetizziamo rapidamente le caratteristiche del l’oggetto didattico" detto "matematica" che queste riforme hanno man mano costruito. In primo luogo, non si fanno quasi più dimostrazioni. L'insegnante si limita a trasmettere i risultati come manuali d'istru-zioni senza proporne quasi mai la prova logica. E' superfluo dire che questa scelta, oltre a produrre un tipo di insegnamento nozionistico - che soltanto un estremo semplicismo rende accettabile - atrofizza le capacità logico-deduttive dello studente. Inoltre, insegnare la matematica senza dimostrazione è come pretendere dì addestrare uno scultore senza mai mettergli in mano uno scalpello.
In secondo luogo, la geometria è quasi sparita dall'insegnamento, il che non stupisce perché la geometria senza dimostra-zioni non ha senso. Questa sparizione produce un'altra conseguenza molto negativa: l'atrofizzazione delle capacità di intuizione spaziale che sono stimolate in modo decisivo dal pensiero geometrico, Veniamo ora agli effetti dell'esasperata
tendenza a vedere la matematica come un insieme di procedure di "problem solving". Per inchiodare nella testa all'allievo questo approccio, fin dalle elementari le operazioni dell'aritmetica sono introdotte in modo puramente grafico, ovvero strettamente pensate come un procedimento di incolonnamento delle cifre e di applicazione di regole meccaniche. E' noto come la tendenza a concepire le operazioni in termini di "incolonnamento" si è fatta strada anche nel nostro insegnamento primario, con effetti pessimi. Difatti, identificare un'operazione con una rappresentazione grafica impedisce di comprenderne il concetto e svilisce il ruolo del calcolo mentale. Ma nella scuola finlandese questa discutibile tendenza è arrivata al punto di escludere il simbolo "=" a favore della lettera "V" che sta per "Vastaus", in finlandese "Risultato". L'alunno è chiamato a incolonnare i dati e a scrivere il risultato in un apposito riquadro denotato con il simbolo "V". Come osservano gli autori citati, alla fine del percorso primario un bambino finlandese non conosce il simbolo e il concetto di uguaglianza e concepisce pertanto ogni espressione matematica come la richiesta di ottenere un "risultato".
La sostituzione del simbolo "=" con quello di "risultato" implica quindi l'identificazione del concetto di "uguaglianza" con quello di risultato, e questo è talmente volgare e ignorante da non meritare commenti, se non l'osservazione che così vengono cancellati più di duemila anni di matematica e di logica per tornare allo stadio della matematica pratica, approssimata e puramente operativa dei babilonesi. Con tutto il rispetto per le conquiste di questi ultimi, straordinarie in relazione con i tempi, far fuori il grandioso impianto concettuale della matematica da Euclide in poi non è un progresso, bensì un autentico imbarbarimento.
Viste queste premesse "anti concettuali", era inevitabile che nella scuola finlandese venisse smantellata anche l'algebra. Così, non si insegnano più le proprietà fondamentali dell'aritmetica: associatività, distributività, commutatività, ecc. Al loro posto viene somministrato un insieme di istruzioni per l'uso detto "Ordine delle operazioni", chiaramente copiato dalle procedure usate dai computer. Prima occorre calcolare le espressioni tra parentesi, poi moltiplicare, poi dividere, infine sommare o sottrarre da sinistra a destra. Come osserva Malaty, il risultato è che uno studente non è in grado di scrivere correttamente un testo matematico e questo produce problemi gravissimi all'università. Di fatto, I"'Ordine delle operazioni" mette in mora l'algebra. Difatti, non si saprebbe come operare con espressioni del tipo 2x + 3y + 3x + y, visto che non sono date regole per associare e distribuire i termini. 11 modo di cavarsela (e di smantellare l'algebra) è il seguente. Dapprima si osserva come l'esperienza suggerisca che la somma di due mele e di tre mele sia cinque mele, ovvero 2 mele + 3 mele ha come risultato 5 mele. Analogamente 2 kg + 3 kg ha come risultato 5 kg e 2 metri + 3 metri valgono 5 metri. Insomma, l'esperienza suggerisce che è possibile sommare grandezze omogenee e quindi in generale calcolare 2x + 3x ottenendo 5x. Ma, in tal modo, x non è più il simbolo algebrico di un numero bensì il simbolo di un oggetto. Pertanto, immaginando che nell'espressione di partenza x sia una mela e y una banana, se ne conclude che l'espressione 2x + 3y + 3x + y vale 5x + 4y (5 mele + 4 banane). Inutile dire che in tal modo l'algebra è completamente distrutta, sostituita da un insieme di procedure pratiche basate su analogie empiriche di valore assai inferiore alle manipolazioni che venivano fatte prima degli Arabi. Tralasciamo, per non entrare in tecnicismi, molte altre scelte che, nell'intento esasperato di rendere tutto molto "concreto", introducono veri e propri errori.
Lo smantellamento non si ferma qui e investe direttamente anche l'aritmetica. Abbiamo già parlato del modo di pensare le operazioni. Ma il disastro peggiore di tutti è la sostanziale abolizione del concetto di frazione. Difatti, nell'insegnamento finlandese della matematica i numeri sono concepiti soltanto in espressione decimale, e questo per ovvi motivi, in quanto è soltanto in questa l'orma che possono essere digitati su un calcolatore. Ma questo rappresenta un'autentica catastrofe, perché il concetto di numero non si identifica con la sua espressione decimale che, nella maggior parte dei casi ne rappresenta soltanto un'approssimazione; Iß non è la stessa cosa di 0,3333333... La forza incomparabile della matematica sta nel poter manipolare in modo esatto dei numeri dati al di là della loro rappresentazione numerica decimale (per lo più approssimata) ed è questo che permette alla matematica di ottenere formulazioni generali che servono a rappresentare le leggi naturali. Si tratta quindi di qualcosa che ha un valore eminentemente "concreto": la fisica e le nostre scienze applicate non esisterebbero senza la matematica "esatta", cui è subordinato il calcolo numerico approssimato. I Greci si attennero alla geometria per perseguire l'ideale di esattezza che non riuscivano a realizzare nei numeri. Ci sono voluti secoli per sviscerare la struttura dei numeri e riuscire a pensare "numeri" come 1/3 al di là della loro approssimazione decimale. Ora si propone nientemeno che cassare tutto questo.
Racconta Martio (in un suo articolo pubblicato sul "The Teaching of Mathematics nel 2009) che chi entri oggi in una macelleria finlandese e chieda 3/4 di kg di carne non viene capito: occorre dire 750 grammi. E osserva: "La matematica non riguarda soltanto i professionisti. La matematica è usata sempre di più nelle professioni ordinarie e i problemi connessi sono diversi da quelli dei test Pisa. In Finlandia, come in molti altri paesi, il curriculum matematico include concetti e abilità che vi sono stati messi perché qualcuno ha ritenuto che fossero utili. Nella maggior parte dei casi il tempo ha dimostrato che queste abilità speciali non corrispondono più alle richieste della società. L'architettura del curriculum finlandese e le pratiche di insegnamento richiedono considerevoli cambiamenti per venire incontro alla sfida". Come spesso accade, confondendo la concretezza con l'empirismo si distruggono le basi stesse di ciò che rende una scienza come la matematica efficace sul piano concreto. Così P"Everyday mathematics" rischia di diventare poco utile, salvo per operazioni di livello minimo, come quelle alla cassa del macellaio.
Nel 2003 sono state svolte ricerche per valutare gli effetti del curriculum matematico finlandese proponendo a ragazzi di 15-16 anni alcuni test (diversi da quelli Ocse-Pisa) che erano stati già proposti nel 1981. Ecco alcuni risultati. La moltiplicazione (1/2M2/3) che il 56,4 per cento riusciva a fare nel 1981, veniva eseguita correttamente nel 2003 soltanto dal 36,9 per cento. Ancor più impressionante il crollo relativo alla corretta esecuzione della divisione (l/5):5 : si passa dal 49,2 per cento al 27,5 per cento. Mentre nel 1981 il 55,1 per cento riusciva a giustificare il fatto che (592)3 = (593)2, nel 2003 soltanto 31,7 per cento riusciva a farlo. Potremmo continuare. Ma forse il risultato più devastante è l'esito (nel 2003) delle risposte alla domanda "spiegate con parole vostre il significato di (4/5>5". Soltanto il 6,5 per cento rispose correttamente a questa domanda e il 5,4 per cento "quasi correttamente". 11 restante 88,1 per cento diede risposte sbagliate o gravemente sbagliate.
Concludiamo qui con alcune osservazioni generali. Sarebbe bene smettere una volta per tutte con il metodo di prendere come "pro va scientifica" i test Ocse-Pisa in modo cieco e acritico, senza preoccuparsi della loro sostanza, e su questa base fragile imbastire in modo apodittico considerazioni generali e impartire ricette e comandamenti. Gli "esperti" di didattica e di istruzione che non sono in grado di entrare nel merito farebbero bene a tacere una volta per tutte: il loro chiacchiericcio è una delle fonti principali dei guai dei vari sistemi dell'istruzione.
Inoltre, questo esempio - e moltissimi altri se ne potrebbero dare - dovrebbe suggerire di accantonare l'inconsistente slo-gan della "misurazione oggettiva" basata sui test, I test contengono una fortissima componente soggettiva di arbitrarietà, derivante dalle scelte e dalle visioni di chi le formula. In questo caso, come si è visto, derivante da una visione molto particolare della matematica, che nessuna persona competente potrebbe avallare. Riempirsi la bocca delle parole "oggettivo" e "misura" dà un tono molto scientifico ma non è una cosa seria. L'autentica valutazione è qualcosa di infinitamente più complesso della misurazione della superficie di un appartamento. Essa coinvolge una gran quantità di aspetti qualitativi, spesso non quantificabili ma che possono essere analizzati e giudicati seriamente senza numeri, e tra í quali ha un posto centrale il contenuto della disciplina in oggetto. La valutazione ha senso soltanto se è concepita come un processo interattivo volto a produrre una ere scita culturale. Ma se è gestita da "esperti" incompetenti a entrare nel merito si traduce in un autentico disastro.
(Tratto da Il Foglio)

giovedì 21 aprile 2011

Buone vacanze

Ditemi cosa ne pensate di questo http://www.youtube.com/watch?v=GGJ8XKb07T8 come compito per le vacanze gli appassionati di rap possono realizzare qualche bella dimostrazione....

mercoledì 20 aprile 2011

Buone Vacanze

Da domani siamo in vacanza. Auguro una buona Pasqua a voi e alle vostre famiglie.
Divertitevi ma non domenticate i libri in un cassetto.
Ancora tanti auguri

lunedì 18 aprile 2011

Caduta dei gravi

Ecco un power point interessante sulla caduta dei gravi e su Galileo che abbraccia  non solo la fisica ma anche la letteratura e la filosofia  http://www.liceoterragni.it/Galileo%201.ppt e un altro sui moti http://blog.scuolaer.it/allegato.aspx?ID=6010 . Utili per ripassare.
Infine per esercitarvi potete trovare esercizi, completi si soluzione (non imbrogliate le soluzioni si guardano solo dopo averli risolti!!) http://www.lfns.it/recupero/problemi.htm

venerdì 15 aprile 2011

Matematica popolare

Ho trovato questo questo articolo su http://dueallamenouno.blog.unita.it/matematica-popolare-1.279229 e mi è sembrato molto interessante. Cosa ne pensate?

Matematica popolare

di Roberto Natalini
tavolaSe nel mondo ci sono solo 400.000 persone che hanno firmato almeno un articolo di matematica nella loro vita (contando anche i morti), questo numero scende a qualche migliaio nel nostro paese. Anche allargando il numero a coloro che hanno intrapreso una laurea scientifica, le persone che hanno una vera dimestichezza con la matematica sono sempre molto poche. Eppure la matematica viene evocata in almeno tre situazioni standard. La prima, che è anche la più popolare, è nelle cronache di avvenimenti sportivi (tipo “la Juve si aggrappa alla matematica” oppure “la matematica non ci condanna”)1, e evidenzia il ruolo di questa disciplina come garante della “certezza”, cosa che anche si ritrova nell'espressione (esclusivamente italica) “la matematica non è un opinione”2, spesso citata da chi di matematica non capisce nulla. Al numero due troviamo tutta una serie di articoli di giornale che propongono formule matematiche, di solito elaborate da qualche scienziato inglese o australiano, per la felicità, per rimorchiare, o entrambi. Tuttavia l'argomento matematico che maggiormente può scaldare gli animi è dato dalla tavola pitagorica (meglio conosciuta sotto il nome di “tabelline”) e dal suo insegnamento nella scuola elementare. Se volete essere sicuri di avere qualche cosa di cui parlare stando con persone con figli in età compresa tra gli 7 e i 10 anni, provate ad intavolare una discussione sull'utilità o meno delle tabelline e soprattutto se sia giusto, e come, impararle a memoria (a salti? a pappardella?). Se poi vi sarete stancati della discussione, che nel frattempo si sarà fatta effervescente, provate a chiedere quanto fa 7x8. In molti casi, l'effetto sarà un po' come aver staccato la spina a un frullatore.
 
Allora, cosa c'è di tanto difficile in queste maledette tabelline? Quella che segue fino agli asterischi è la parte che potete copiare e mandare ai vostri amici disperati che hanno un figlio che non riesce a impararle.
Scartando le tabelline dell'1 e del 10, rimangono soltanto 64 moltiplicazioni da imparare (da 2x2 a 9x9). Di queste 64, ce ne sono 28 che non serve sapere. Infatti se avete già studiato quanto fa 3x7, perché studiare 7x3? (questo, per inciso, è il metodo utilizzato in Cina per insegnare le tabelline). Delle 36 relazioni rimanenti, alcune sono molto facili:
gli 8 quadrati (2x2=4, 3x3=9, etc...),
i 13 numeri nelle tabelline del 2 e del 5 (che sono facilissime).
Per cui rimangono soltanto 15 moltiplicazioni:
i 9 numeri nelle tabelline del 3 e del 4 (che sono ancora abbastanza facili);
Le 6 moltiplicazioni “difficili” seguenti:
6x7=42, 6x8=48, 6x9=54, 7x8=56, 7x9=63, 8x9=72.
La prima si ricorda a causa di un celebre canzone dello Zecchino d'oro. Le altre potremmo anche studiarcele e basta. E sono quelle, specie 7x8, su cui anche gli adulti zoppicano.
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Messa così sembra facile. Pensate a quanti numeri di telefono conoscete a memoria, o anche le date di compleanno di familiari e conoscenti. In realtà però molti adulti stentano a fare calcoli mentali, con tassi di errore vicini al 15% anche in persone allenate. Qual è la ragione di questa difficoltà? Una spiegazione plausibile la fornisce Stanislas Dehaene nel suo libro “Il pallino della matematica” (Cortina Raffaello, 2010), argomentando che la nostra mente non funziona come una calcolatrice elettronica, ma piuttosto per analogie e associazioni. Per cui a volte cercando di fare 2x3, troveremo, involontariamente, il risultato di 2+3. E ancora, cercando, 7x8, attiveremo la memoria di moltiplicazioni vicine come 6x8 o 7x9, ma difficilmente risponderemo 55. Per cui forse la strategia di apprendimento vincente sarebbe piuttosto quella di creare delle associazioni più forti legate ai risultati giusti, magari con filastrocche come “44 gatti” o simili (provate con “59 gatti”: sette per otto cinquantasei, più tre, cinquantanove). In alcune esperienze americane, il gioco dell'oca si è rivelato molto utile per l'apprendimento delle addizioni e sottrazioni con bambini che avevano difficoltà in matematica. Una cosa simile si potrebbe pensare per le tabelline.
 
La didattica si potrebbe quindi migliorare, e magari molti insegnanti già lo fanno (per poi imbattersi in genitori irati che rimpiagono le tabelline a memoria), ma insomma, queste tabelline, alla fine, servono veramente? Si potrebbe obiettare che in un epoca di calcolatrici onnipresenti (anche nel telefonino), fare i calcoli sia diventata una fatica inutile. Di questo però non ne sono completamente sicuro. Se alcune popolazioni primitive contano ancora usando i primi tre o quattro numeri e poi inserendo il concetto di “molti”, usare la tavola pitagorica ci permette di acquisire una maggiore visione, non innata, dei rapporti tra i numeri (oltre a fornire le basi per calcolare tutte le moltiplicazioni possibili). Però non morirei, o meglio, non farei morire la matematica, sul bastione delle tabelline. Ci sono tante cose da fare, anche con una calcolatrice tascabile, per meravigliarsi e scoprire connessioni insospettate. Per esempio, lo sapevate che:
11x11=121; 111x111=12321; 1111x1111=1234321; …
(però attenzione, 1111111111 x 1111111111 = 1234567900987654321, perché?);
oppure
11-3x3=2; 1111-33x33=22; 111111-333x333=222; … (ariperché?).
Capire e discutere questi esempi potrebbe aiutare a sviluppare un'immaginazione matematica più duttile e anche a stupire un po'. Insomma, se i bambini potessero associare esperienze curiose e divertenti alla matematica, senza stressarsi con apprendimenti forzati esclusivamente mnemonici, quel panico che si ritrova negli adulti quando si ha che fare con i numeri (anche nei corsi universitari!), forse sarebbe meno diffuso.

di Roberto Natalini
 
1 All'estero sono molto più sfumati a questo riguardo, e in Francia, per dire che una squadra ha o non ha possibilità di vincere un torneo si usa l'espressione “non bisogna essere matematici per dire che...”.
 
2 La frase originale era: “Per me, tutte le opinioni sono rispettabili ma, ministro o deputato, ritengo che l’aritmetica non sia un’opinione” e fu pronunciata in Parlamento nel novembre 1879, dal deputato Bernardini Grimaldi, già Ministro delle Finanze, vedi questo post dei Rudi Mathematici per conoscere tutta l'imperdibile storia.

giovedì 14 aprile 2011

parabola base

Oggi abbiamo visto la parabola base. Ecco un link http://www.youtube.com/watch?v=zSa25bQYnnQ utile per gli assenti o anche per ripassare.
Anche la pagina http://it.wikipedia.org/wiki/Parabola_(geometria) di wikipedia mi sembra abbastanza interessante anche perchè fa collegamenti anche con le disequazioni (se non ricordo male uno dei vostri argomenti preferiti!!!!!).
Inutile dire che aspetto vostri commenti e interventi.
A domani ragazzi.

martedì 12 aprile 2011

Ringrazio Eleonora per la bella descrizione della scuola svedese, una scuola - in gran parte già lo sapevamo - molto diversa dalla nostra e, per tanti aspetti come quelli citati dalla stessa E., anche migliore. Certo, un'impressione così fugace andrebbe confermata da una "indagine" di più lungo periodo, ma indubbiamente si conferma il sospetto che qui in Italia siamo indietro su tante cose. Forse però molti - troppi? - alunni dimenticano che per fare una scuola migliore c'è bisogno ANZITUTTO del loro contributo, e in questo senso anche il blog può rappresentare un passo avanti. Insomma, cerchiamo di prendere il buono dai modelli altrui, in vista di una sana "aemulatio"... a presto
Come vede prof mi sono iscritta.Baci a tutti dalla Svezia :)


Svezia

Dal momento che mi sto grandemente annoiando ho deciso di scrivere un post nel blog di classe.
Come sapete sono in Svezia a trovare Marina,che sia ieri che oggi mi ha portata in visita alla sua scuola,dove ho anche frequentato alcune lezioni come Italiano e arte.La scuola e´incredibile,completamente niente a che vedere con quella Italiana dove regnano chiasso e una disorganizzazione perenni! In Svezia e´ infatti fondamentale parlare a voce bassa,sia a scuola che in qualsiasi altro luogo pubblico,camminare in maniera piuttosto svelta,e non disturbare gli altri in nessun modo.E´pero´ durante la lezione che uno studente italiano rimane facilmente impressionato: prima di tutto e´ l´alunno che cambia classe,e non il professore. Ognuno si siede per conto suo,concentrato sul proprio lavoro senza spiccicare parola per piu´ di un´orak,se non per fare domande al professore.
Le attivita´ durano circa un´ora e un quarto e in caso di necessita´,lo studente puo´ uscire dalla classe per prendere un caffe´,una cioccolata,rispondere al telefono.Riguardoal fumo,il governo svedese sta attuando una campagna che prevede che tutti smettano di farlo anche all´aperto,in quanto e´ dannoso per la persona che fuma,per gli altri e per la natura.Nel giardino della scuola infatti fumare e´ proibito,e per accendersi una sigaretta e´ necessario uscire dal perimetro della struttura.
.Ieri ho assistito ad una lezione di arte della durata di ben tre ore,che non trattava della STORIA dell´arte,ma bensi´ di come eseguire un autoritratto in maniera perfettamente esemplare.
La scuola é basata sull´indipendenza. Non ci sono controlli da parte degli insegnanti, ma nonostante ció gli studenti non arrivano in ritardo o si assentano dalle lezioni per una propria autocoscienza. Per uscire anticipatamente e´ buona regola recarsi dal professore e dirgli semplicemente il motivo della tua uscita: fatto cio´ si potra´ liberamente tornare a casa senza bisogno di essere accompagnati da i genitori, e nonostate tutto nessuno approfitta di tale libertá.Se invece ci si assenta,il genitore dell´alunno e´ tenuto a chiamare la scuola,comunicando la malattia del figlio.
Le giustificazioni ogni mattina,i certificati medici,gli appelli etc..qui´ sono considerate formalita´ completamente inutili. La societá svedese ha quasi completamente abolito la burocrazia, inutile ma tanto amata dagli italiani.

All´interno della scuola e´ presente una Caffetteria che vende panini e bibite varie agli studenti che si vogliono rifocillare durante le pause dell´attivita´ scolastica ( a dir la verita´ i panini fanno abbastanza schifo,mentre a Marina piacciono...ma vabbe´)e che costano un patrimonio mentre l´acqua e´ gratis.Qui´ in Svezia l´acqua naturale in bottiglietta non esiste.Ci sono infatti dei rubinetti nei bar,nelle scuole e negli uffici dove basta poggiare un bicchiere e dell´acqua buonissima e perfettamente potabile esce immediatamente.´Sta cosa bellissima c´e´ pure in cimitero.Per quanto riguarda il cibo,le cose che mangiano non sono particolarmente buone,ecco.
Ieri Kerstin (che si pronuncia Sciastin ed e´ la sorella di Marina) ha preparato una specie di torta salata che si chiama Pej,fatta di verdure,noci e spinaci:la mamma ha cercato di convincermi a versarci sopra una buona dose di miele.Mi sono gentilmente rifiutata.Un´altra cosa che va molto di moda qui´ e´ la fika... ossia una merenda che dura ore,ore,ore,ore e ore durante la quale si beve latte,sidro,punch e chi ne ha piu´ ne metta mangiando come porci all´ingrasso.
Una cosa simpatica della lingua e´ che merenda si dice fika,maglietta troja e villaggio sukkien.Ah,qui´ se sei mora con gli occhi castani ti fanno statua,totem e ti venerano in 25 lingue in quanto tutti gli studenti svedesi sono una massa enorme di capelli biondi.

Ultima cosa che i puo´ dire della Svezia e´ che il clima e´ veramente pessimo.La temperatura oggi e´ di 4 gradi con una nebbia assurda,un freddo tremendo e umido a non finire.Il bello e´ che quando si toccano i 7-8 gradi,gli svedesi son tutti convinti che faccia un gran caldo:allora escono fuori sul prato, sbracciati,in gonna e scalzi a godersi la bellissima giornata.Per quanto mi riguarda io giro in giubbotto con le piume d´oca,la cuffia,i guanti e il paraorecchie che, tra parentesi,non sono bastati a tenermi lontana la febbre.Stasera avremo una cena italiana con cibi portati dalla Sardegna:ravioli,seadas e cose del genere.Speriamo che la famiglia apprezzi.
Ci vediamo mercoledi´


Eleonora

giovedì 7 aprile 2011

Coniche

Ecco il link  che vi avevo promesso http://www.domenicoperrone.net/resources/coniche_tutte.pdf  dove potete trovare una breve sintesi sulle coniche. Utile per ripassare.
Sempre sul discorso delle sezioni sul cono a doppia falda potete vedere questa presentazione http://www.isisromero.it/Members/gcavagna/classe-iii-matematica/la-parabola-nel-piano-cartesiano-1/CONICHE.ppt
Aspetto i vostri commenti

mercoledì 6 aprile 2011

La scienza applicata a Yashin

(tratto da "I Maghimatici" http://maghimatici.blogspot.com/)
Tutti i portieri hanno un solo obiettivo: la palla. Ma i materiali e i colori dei palloni moderni confondono, distraggono e sfuggono alla percezione del numero uno.
Per intercettare la sfera di cuoio, o di “altro materiale idoneo”, il portiere si affida prima di tutto sulla sua vista. Fra i suoi target visivi, la palla, certo, ma anche porta, avversari, compagni, righe del campo, arbitro e forse… gli spalti gremiti. Tutto in continuo spostamento. Gli occhi del portiere devono impazzire dietro a questo nugolo di obiettivi, senza mai perdere di vista la palla. La visione periferica è altrettanto importante, poiché con la coda dell’occhio l’estremo difensore può notare l’avvicinamento a rete di un avversario e provare ad anticiparne le intenzioni. Così come si rivela decisiva un’ottima visione binoculare: la stereopsi, ad esempio, è la capacità del sistema visivo di trasformare leggere differenze di posizione rilevate dai due occhi, in informazione sulla distanza di un oggetto.
La macchina portiere agisce per l’80% grazie alla percezione visiva. Agilità, forza e resistenza, senza sguardo vigile e prontezza di riflessi sono nulla.

All’ingresso in campo, molti giocatori toccano e baciano il prato. Dovrebbero invece pregare il buon funzionamento del sistema vestibolare del portiere... Situato all’interno dell’orecchio, questo apparato guida l’equilibrio, altro elemento decisivo per l’efficacia delle parate. In particolare, due organi, l’utricolo e il sacculo rispondono alle accelerazioni lineari del capo, rispettivamente orizzontali e verticali. Mentre i tre canali semicircolari percepiscono le possibili rotazioni della testa con una sensibilità impressionante, fino a qualche decina di gradi per secondo al quadrato. Il sistema vestibolare informa quindi il cervello su messa in moto, stabilità della postura e perdita dell’equilibrio.

È ormai evidente: lo schema corporeo del portiere non è una semplice rappresentazione del corpo, ma un bouquet di azioni possibili. Non esistono occhi e mano del portiere. Esiste invece la coordinazione occhio-mano. Per esempio, la presenza delle mani nel campo visivo aiuta a rimappare costantemente le proprie rappresentazioni corporee e posizioni.

Sembra che tutto ciò vada al di là di ogni consapevolezza. Come sembra che la percezione della gravità, da parte di un portiere, vada oltre il senso con cui i comuni mortali vivono questa forza. Il fisico tedesco Albert Einstein ha dimostrato come non si possano distinguere gli effetti dell’attrazione gravitazionale di un pianeta, ad esempio, da quelli equivalenti dovuti ad un moto uniformemente accelerato. I recettori vestibolari, da soli, potrebbero confondere ad esempio fra inclinazione del capo e accelerazione dello stesso. Decidere dove cadrà un pallone, vuol dire invece per il portiere mettere in campo tutte le informazioni: visive, vestibolari e tattili.


Le sensazioni tattili inviano infatti segnali di feedback alle aree visive, potenziandone la percezione.  D’altra parte, il portiere ha un controllo principalmente a feedforward, o anticipatorio, perché per afferrare la palla è necessario prevederne la traiettoria e collocare la mano in un punto che la intercetti… E per anticipare le proprietà dinamiche della palla, bisogna tenere sempre presenti la sua velocità, misurata dalla vista, e la sua massa, valutata dall’esperienza sulle relazioni tra aspetto e inerzia.

Questi misteriosi modelli sulle proprietà degli arti e degli oggetti del mondo fisico permettono veri e propri miracoli calcistici, come vanificare un calcio di rigore. Si dice però che il portiere conti poco e solo chi tira può sbagliare il rigore. Ciò è confermato dalle equazioni approssimate per il moto del portiere e della palla, e dal fatto che, al momento del tiro, la potenza biomeccanica del miglior portiere del mondo non può comunque controllare quasi il 30% della porta.
Eppure, scientificamente, basta osservare la corsa dell’attaccante, in particolare l’ultimo passo: se è ampio, il tiro sarà ad incrociare, altrimenti il rigore sarà calciato verso il palo lungo la direzione della corsa. E se il rigorista indirizzerà il pallone a più di 30 centimetri dal palo, all’interno della porta, ecco che il portiere trasformerà il profumo della sfida nel gusto dolce della vittoria.

venerdì 1 aprile 2011

Salve ragazzi come state? immagino che sentiate la mia mancanza (nel senso che esultate quando passa la variazione di orario)....
Vi scrivo prima di scendere a far colazione per raccontarvi un po' del viaggio di istruzione del ginnasio. Siamo a Sorrento, ieri abbiamo visitato la Reggia di Caserta e Caserta Vecchia che è un bellissimo Borgo Medievale. Il tempo è bellissimo e oggi andremo a Napoli per visitare il Palazzo Reale e il Museo Archeologico.
Come vedete anche se sono lontana non mi dimentico di voi. Ho visto che qualcuno ha fatto qualche commento. Perché non vi lanciate nel scrivere qualche post? Potete raccontarmi un po' cosa succede a scuola mentre noi siamo fuori.
Aspetto vostre notizie